Uno dei riferimenti concettuali a cui teniamo di più per contestualizzare teoricamente e metodologicamente le attività formative di G.Ri.Fo. Counselling, tra cui la scuola di formazione per counsellor, è l’orientamento “umanistico-transazionale”.
Cosa intendiamo con la parola “umanistico”?
Il termine è tratto dalla Psicologia Umanistica intesa in senso molto ampio e più come “movimento”, che come specifica scuola.
Il nucleo di questo orientamento psicologico è considerare l’essere umano, un essere fondamentalmente attivo, che tende a realizzare le proprie potenzialità. Mettere l’accento sull’attività significa, allora, valorizzare la volontà e l’intenzionalità del soggetto e, nel rispetto delle sue tappe evolutive, riconoscerlo capace di scelte e decisioni responsabili.
Cosa significa? Significa mettere al centro dell’attenzione l’essere umano in quanto persona, come ha fatto un grande psicologo statunitense, Carl Rogers, fondatore dell’orientamento psicoterapeutico e di counselling, chiamato per l’appunto “Approccio centrato sulla Persona” o “Terapia centrata sul Cliente”.
Alcuni principi e concetti che costellano questo approccio sono: consapevolezza, accettazione incondizionata della persona che chiede aiuto, empatia (comprensione profonda dell’esperienza che l’altro sta vivendo), genuinità nel rapporto interpersonale.
Secondo questo approccio, l’intervento di counselling si configura come un incontro significativo per la propria evoluzione personale.
Che significato assume il trattino?
Il trattino tra le parole “umanistico” e “transazionale” sta a significare che l’evoluzione personale intesa, secondo l’approccio della psicologia umanistica, come la realizzazione delle potenzialità insite in ogni essere umano, non può essere compiuta senza la relazione con gli altri e senza gli scambi comunicativi interpersonali (transazioni comunicative).
Cosa significa il termine “transazionale”?
Il termine “transazionale”, è un termine mutuato dal modello psicologico dell’Analisi Transazionale fondato dallo psichiatra e psicologo nord-americano Eric Berne intorno agli anni ’60. Capisaldi teorici e pratici di questo modello possono essere rappresentati da alcuni termini “tecnici” quali: stati del’Io, transazioni, carezze, giochi psicologici, emozioni parassite, copione di vita, ecc., che potranno essere approfonditi in questo sito in un secondo tempo.
È importante comunque precisare che la base teorica di questo modello è costituita dal mettere al centro della dinamica psichica e comportamentale il bisogno umano di relazione, relazione in cui si è riconosciuti, si è “visti” dall’altro. Una relazione soprattutto che realizzi un incontro autentico in cui venga affermato e vissuto il seguente messaggio, (secondo anche il titolo di un famoso libro degli anni ’60, pubblicato in Italia nel 1974): “Io sono Ok – Tu sei Ok”. Un “essere Ok”, però, non inteso come un’esaltazione narcisistica di sé, ma nel senso di quanto afferma Martin Buber nel suo libro “Il Cammino dell’Uomo” e cioè che “In ognuno c’è qualcosa di prezioso e di unico che non c’è in nessun altro”.
Ed è il riconoscimento reciproco di questa unicità che fa del rapporto interpersonale, come ad es. in una relazione di aiuto, un vero rapporto di amore.
Prof. Mario Busacchi
Direttore scientifico della Scuola di Counselling dell’Associazione G.Ri.Fo. Counselling