Quello che segue è un saggio di Franco Nanetti – ©Copyright “Clinica esistenziale” (contributo liberamente ampliato e nuovamente elaborato a partire dal saggio di Franco Nanetti, già in parte pubblicato in “Grammatica del cambiamento”, Edizioni Erickson, Trento, 2017)

L’amore è un vagabondo che può far fiorire i suoi fiori
ai margini di ogni via”
Tagore

Che cosa è l’amore?
Un mistero.
E’ difficile circoscriverlo in una cornice di parole.
Scrive San Paolo: “L’amore genera tutte le cose”.
Parlare d’amore è celebrare un segreto impenetrabile.
Dante vide nell’amore la forza che permea il fluire di tutto e delle cose del mondo, poiché esso “muove il sole e le altre stelle”.
L’amore è la forza che attrae le stelle, che fa muovere le entità minimali dell’atomo fuori dai criteri usuali di spazio e tempo, è l’energia che ci indica il mistero delle cose umane e dell’universo.
E’qualcosa di divino che tiene in vita tutto. In esso la morte è prepotentemente negata (da un punto di vista etimologico il termine “amore” rimanda al significato di a-mors, ossia assenza di morte).
Secondo gli insegnamenti chassidici la perfezione e l’unificazione con Dio dipendono dall’amore tra gli uomini.
Dio nel desiderio di essere amato irradiò da Sé le sfere della creazione, della separazione dal mondo, della materia e della forma, e oggi ogni volta che l’uomo ama un altro uomo, nel suo atto d’amore, si rivolge a Dio.
La legge universale dell’amore ci dice che esso si manifesta, seppur talora nascondendosi, ovunque, anche dove ad un primo momento si potrebbe percepire il suo opposto.
L’amore si svela e si cela nella manifestazione di ogni cosa.
Alcuni dicono “L’amore non esiste, mi fa troppo soffrire”.
In realtà coloro che dicono ciò non parlano di amore autentico, ma di un illusione egoica. “Il loro cuore, direbbe Osho, non è traboccante d’amore, ma è famelico e rivendicativo”.
La legge dell’amore ci dice che esso può essere in qualsiasi momento sempresorgivo. A un patto, però. Che non si rinunci mai ad un lavoro di consapevolezza profonda su noi stessi, affinché l’amore autentico non sia mai confuso con il falso amore.

LE FORME DELL’AMORE

Grande dubbio, grande illuminazione
Massima Zen

Alla luce del modo in cui sperimentiamo l’incontro con l’altro, abbiamo tre modi di amare o tre fondamentali forme dell’amore (F. Nanetti, 2007, 2009, 2013):

1)Un amore infantile o falso amore centrato sulla logica del bisogno, che nasce dalla paura eccessiva e da un intenso sentimento di mancanza, e dal bisogno di compensarli attraverso l’iperprotezione, la dipendenza, il possesso, il potere, la violenza, il controllo, la manipolazione dell’altro, la pretesa.

2) Un amore autentico centrato sulla logica del desiderio, che è passione, responsabilità di un Io verso un Tu, libertà, intimità, rispetto, ascolto che si alimenta nell’incontro autentico, che non vuole necessariamente vincoli e che non esercita alcuna pressione.

Questo tipo di amore non genera dipendenza poiché è sostenuto dalla forza inestricabile del desiderio, dell’onestà, della compassione, e dell’accettazione incondizionata che rende plausibile l’antinomia tra libertà e intimità.

 

OGNI PRETESA VERSO L’ALTRO TRASFORMA L’AMORE IN DOMINIO

La pretesa mette in scacco l’amore.
Nella pretesa l’altro viene privato della libertà il quale, non potendo più porsi in ascolto del proprio desiderio, sarà sempre più propenso a compiacere o contrastare ogni aspettativa.
Ma la pretesa non solo priva l’altro della propria libertà, ma mette anche se stessi in uno stato di angosciate confusione.
Il forzare l’altro a desiderarci, ci impedisce sia di avere chiarezza di chi è l’altro al di fuori delle nostre aspettative, sia di che cosa “veramente vogliamo e realmente possiamo ottenere”.

“Immagina di porre di fronte a te il tuo partner da cui esigi qualcosa.
Guardalo negli occhi, e dopo una pausa di silenzio, digli: “Tu vai bene come sei.
Pensiamo e facciamo cose diverse, perché diversi sono i nostri destini.
Anche se ognuno rimane se stesso, potremo a livello molto più profondo rimanere uniti.
Io accolgo la tua libertà … e la mia libertà”.

3) Un amore spirituale centrato sulla logica della vastità (S. Levine, 2001), che è compassione e religiosità dell’esserci, apertura di cuore per ogni realtà vivente, comunione, salvezza dalla paura, amore assoluto ed incondizionato, senza limiti, senza confini, senza negoziazione, senza Ego, senza morte (amore= a-mors = senza morte).

L’amore centrato sul bisogno o amore infantile è sempre conseguente alla nostra incompletezza e alla paura.
Dal momento che non ci piacciamo abbastanza e temiamo di non valere, abbiamo bisogno dell’altro che ci appartenga per poterci piacere o per sentirci al sicuro al cospetto della paura della solitudine. Tale tipo di amore, centrato sul bisogno e sulla dipendenza, non fa altro che ampliare la paura e creare violenza, nella forma diretta attraverso il dominio, la gelosia e la pretesa, o nella forma indiretta tramite la manipolazione, il vittimismo, la sollecitudine eccessiva, l’atteggiamento elemosinante e ricattatorio (“Senza di te non esisto più”), l’idealizzazione adorante.
L’amore infantile o amore dipendente si basa sull’idea che è necessario essere amati per potere sopravvivere, sulla pretesa di venire amati per sentirsi amabili.
La pretesa di essere amati non ha niente a che fare con l’amore.
Innamorarsi di una persona che non ci ama e mettere in atto comportamenti volti ad esigere che ci ami è un atto di profondo egoismo.
Se l’amore centrato sul bisogno obbliga l’altro ad amarci, l’amore autentico centrato sulla logica del desiderio o amore adulto, invoca l’amore ma non lo pretende, nella consapevolezza che l’amore non lo si può comprare, non lo si può pietire, non lo si può imporre, lo si può solo conquistare.
Mentre chi ama secondo la logica del bisogno non cerca la vicinanza dell’altro, ma il suo possesso, chi ama secondo la logica del desiderio vuole approssimarsi all’altro senza mai raggiungerlo.
Se l’amore infantile o falso amore, tipico della persona dipendente, è “appropriazione” dell’altro (“il partner deve assolutamente soddisfare le mie necessità”), è un bisogno ossessivo e predatorio di possederlo, è predatorio, non vuole il bene dell’altro ma la sua dipendenza, l’amore autentico o adulto si basa sulla consapevolezza che il desiderio del Sì riconosca la libertà dell’altro di rispondervi senza alcuna coercizione, e sulla capacità di sostare sia nell’intimità che nell’autonomia.

L’amore spirituale è di tutt’altra natura.
Mentre sia l’amore centrato sul bisogno (come pretesa) che sul desiderio (come appello), sono l’esito di patti politici, di possibili negoziazioni, compromessi, accomodamenti, mediazioni con l’alterità, l’amore spirituale è uno stato di “re- ligiosità” che non chiede vincoli ma che, generato da un atteggiamento di profonda consapevolezza dell’Unità, come l’amore di Gesù o del Buddha, non si dà ad uno specifico altro ma si offre, incondizionato, per pura gioia.

L’amore spirituale è sperimentazione pura, slancio interno che non ha un destinatario ma che abbraccia ogni realtà vivente, è simultaneo, è un sentirsi in intimità con noi stessi, con gli altri, con gli animali, con la natura, con il cosmo, con Dio in una sorta di sincronicità senza tempo e senza spazio; il suo unico ed esclusivo scopo risiede in una più ampia connessione e compartecipazione con il tutto.
L’amore spirituale, infatti, non è una trattativa, non vuole il possesso dell’oggetto d’amore (E. Fromm, 1960).
Chi sperimenta questo tipo di amore, ama tutto e tutti, il prossimo e il distante, l’amico ed il nemico, ciò che gli appartiene e ciò che non gli appartiene.
Se nell’amore autentico vi è reciprocità tra il dare ed il ricevere, nell’amore spirituale vi è simultaneità.
La simultaneità non si basa sulla fiducia ma sull’affidarsi, sulla capacità di vivere il dare ed il ricevere come un unico atto.
Se gravito nell’amore spirituale, nel momento in cui ricevo percepisco il piacere diaffidarmi al mio donatore, e nel momento in cui offro il mio dono percepisco similmente il piacere di ricevere, perché, affidandomi e non innalzandomi ad una posizione di superiorità, colgo il mio dare come semplice e naturale apertura di cuore.
Nell’amore spirituale non c’è separatività e condanna: si è sempre consapevoli del proprio essere “complici della necessità del bene e del male”.
Questo non significa indifferenza o accettare tutto senza distinzione. Chi transita nell’amore spirituale non si compromette con il male, ma neppure si contrappone ad esso con intransigenza. E’ consapevole dei propri “debiti karmici” e dei propri errori, e per questo il suo sguardo su ogni cosa si nutre di tenerezza, compassione e tolleranza, anche se al momento opportuno ci si può allontanare e separare dall’oggetto d’amore.
Nell’amore spirituale amiamo la vita, i nostri nemici, il destino che ci è stato consegnato, anche se tormentato da tradimenti, fallimenti, abbandoni, malattie.
Nell’amore spirituale tutto è perfetto.
Non c’è nulla da reclamare di diverso.
Quando si è in questo stato di grazia si vive nell’abbondanza e nella gioia.

POST DEL SEMINARIO  “LA LEGGE DELL’AMORE”

Tenuto dal prof. Franco Nanetti domenica 28 luglio 2019 – Pesaro

Franco Nanetti è professore di ruolo presso la Facoltà di Scienze della Formazione dell’Università di Urbino. Psicologo, psicoterapeuta, Direttore e Coordinatore didattico di II livello in “Mediazione dei conflitti” presso l’Università di Urbino. Saggista e formatore. Autore di libri pubblicati con case editrici di fama nazionale ed internazionale. Da tempo i suoi studi si sono focalizzati sull’approfondimento di tematiche inerenti un’integrazione tra psicologia e spiritualità, nella ricerca di una comprensione degli stati evolutivi della coscienza e di percorsi di guarigione profonda.