Il brano seguente è tratto dal testo di V. Lingiardi Io, Tu, Noi.  Vivere con se stessi, l’altro, gli altri 
(Utet, Milano, 2019).

«Quest’estate una coda in autostrada mi ha convinto uscire a Piacenza sud.
Affidandomi alle indicazioni del navigatore, provvidenzialmente sbagliate, dopo un’oretta mi sono ritrovato davanti a Sant’Agata, la casa di Giuseppe Verdi per cinquant’anni.
Pieno agosto, molto caldo, nessun visitatore.
Così, dopo essermi perso nelle pacifiche contrade emiliane – le immagini di Novecento di Bertolucci mi scorrevano davanti agli occhi – mi sono perso una seconda volta nelle stanze della villa.
È qui che si sedeva a comporre? Cenava a questo tavolo con Giuseppina Strepponi?
E poi una terza, tra le piante del parco, la musica del Macbeth negli auricolari.
Ero commosso e pieno di ricordi.
Ero “con me”, con i multi in me: il bambino perduto, l’esploratore adolescente, il viaggiatore segreto, il melomane ormai quasi anziano.
L’impalpabile marea della malinconia mi saliva agli occhi, un dentro troppo pieno cercava un “tu”.
A chi raccontare, con chi ricordare e celebrare se non con Luca che mi ha insegnato ad ascoltare la musica di Verdi?
Gli ho telefonato e poi gli ho mandato – vi(v)a WhatsApp – una foto della villa e degli alberi attorno. Ero “con te”.

Adesso sono a casa e sto scrivendo, penso alle persone che leggeranno queste pagine, quelle che conosco e quelle che non conosco. Penso a quello che voglio trasmettere a una comunità più ampia.
Mi domando se può essere interessante, avere senso, lasciare il tempo che trova.
Sono “con gli altri”. Punteggiata di soste, solitarie e duali, la vita è circolare.
Senza un tu, forse la pienezza di me mi avrebbe tradito, la malinconia avrebbe preso il sopravvento, la commozione sarebbe diventata solitudine. La solitudine poteva trasformarsi in rabbia, rovinandomi il piacere dell’escursione imprevista e dell’abbandono musicale.
Senza un noi, la mia vita sarebbe sempre chiusa su di me, sui miei bisogni, sui piaceri e i dispiaceri della vita coniugale. Non ci sarebbero le persone che non conosco, lo star bene degli altri non mi farebbe mai da barometro.
Non ci sarebbero la gentilezza e la passione politica.
Senza un tu l’io si svuota. Senza un noi il tu si inaridisce.
Ma se è tutto per gli altri, sordo a se stesso, l’io si calpesta.»