Quella che segue è l’ultima parte di un saggio di Armando Luisi, docente della scuola di Counselling G.Ri.Fo., dal titolo “Paura e Libertà”, che abbiamo la fortuna di pubblicare sul nostro Blog per offrirvi un nuovo punto di vista sulla funzione del Counselling. Se vi siete persi le parti precedenti, potete recuperare: la prima e la seconda

FERMIAMOCI UN ATTIMO A RIFLETTERE

Proviamo a chiedere alle persone che ci passano a fianco se credono nella pace, nella giustizia, nella fratellanza, nell’amore, nella libertà. Se credono che tutti gli uomini nascono liberi e sono uguali. Probabilmente, che siano credenti o atei, religiosi o laici, la grande maggioranza ci dirà di sì. Chiediamo a noi stessi se crediamo in quei valori. Che cosa ci rispondiamo?

Osserviamoci poi nella nostra vita di tutti i giorni:
1. quante volte siamo pronti alla guerra? A girare come guerrieri armati? Vale anche per noi la convinzione che il mondo sia un’arena nella quale combattere? E chi è il nemico di turno da combattere?
2. Crediamo nell’idea che chi si arrende sia un fallito? Ci affascina l’invito a credere in noi stessi perché nulla ci è precluso? Ma è proprio vero che tutto ciò che il singolo individuo desidera sia alla sua portata?
3. Quale la nostra idea di fratellanza? Sono fratelli quelli che ci somigliano? Quelli che accolgo in casa mia o quelli che aiuto a casa loro?
4. Quale idea ho dell’amore? Amo e ho assoluto bisogno di essere riamato? Amo senza il bisogno assoluto di essere riamato? Amo e ho l’esigenza assoluta di possedere chi amo? Amo e desidero ardentemente che il mio oggetto d’amore si avvicini sempre più al mio ideale di persona d’amare? Amo quello che faccio, il mondo in cui vivo, il cibo che mi nutre, l’aria che respiro …

Se il mio potenziale di libertà è elevato, le mie risposte potranno essere autentiche e sarò in grado di esserne responsabile:
1. Potrò girare senza armatura perché il mondo non mi farà paura.
2. Potrò fermarmi ad ascoltare la sofferenza di chi mi passa a fianco perché non avrò paura di perdere tempo o di essere considerato debole.
3. Potrò denunciare le ingiustizie perché non avrò paura delle conseguenze e della prevaricazione.
4. Potrò amare senza il bisogno assoluto di essere riamato perché non avrò paura di affrontare la sofferenza per la perdita o per l’abbandono.
5. Potrò chiedere aiuto perché non avrò paura di apparire fragile e incapace.
6. Potrò valorizzare gli altri perché non avrò paura di svalutare me stesso.

Se imparerò a non girare “armato” potrò cogliere le voci e i colori del mondo che attraverso, potrò soffermarmi sullo sguardo soccorrevole o di richiesta di soccorso di chi mi è vicino, potrò sperimentare arricchente l’occasione di un nuovo incontro. Se smetto di indossare l’armatura potrò essere sempre pronto ad accogliere il mio angelo:

Così egli spiccò il volo e fuggì;
poi il mattino si tinse di un rosso rosato;
tersi le mie lacrime e armai i miei timori
con diecimila scudi e spade.
Poco dopo tornò il mio Angelo;
ero armato, egli venne invano;
perché il tempo della giovinezza era fuggito,
e capelli grigi coprivano il mio capo.
Da W. Blake, Canti dell’innocenza e dell’esperienza, Studio Tesi, Pordenone, 1985

Chi è più libero: chi gira armato (perché ha paura di essere aggredito) o chi gira senza armi?
Che cosa occorre per essere liberi? Per essere liberi occorre innanzitutto credere nella libertà. La libertà è un valore e una virtù a un tempo. Come valore va rispettata per sé e per gli altri. Come virtù va esercitata autenticamente, evitando di comprimerla con i peccati di ambizione e vanità.
Rollo May suggerisce di assegnare al counsellor il compito di aiutare il cliente ad accettare la responsabilità sociale. Il counsellor gli darà il coraggio che lo libererà dalla coazione del senso di inferiorità e lo aiuterà a orientare i suoi sforzi verso scopi socialmente costruttivi.
Libertà si coniuga indissolubilmente con società.
Libertà del singolo individuo e suo impegno sociale; scopi personali con scopi socialmente costruttivi. Non può esserci libertà in opposizione o in contrasto con la società.
E se questa virtù non è posseduta? Se non è stata mai sperimentata? Se è stata repressa?
Il counselling può consentirci di sperimentarla. Possiamo cogliere il suggerimento che Amleto urla a sua madre che non si sottrae alla relazione con chi le ha ucciso il marito: se non hai una virtù, madre, adottane una …
L’adozione di una virtù porta a sperimentare la virtù adottata e ad aprire la strada a che la virtù diventi nostra effettivamente.

COSA FARE DELLA PAURA?

Posto che la paura ha molte facce, chiediamoci se le paure siano da evitare e da sanare perché spingono a fuggire, a divenire evitanti, ad aggredire, ad accusare, a essere inautentici nelle relazioni umane.
Abbiamo più volte fatto riferimento alla PNL e ora proviamo a dare una risposta alla domanda assumendone alcune indicazioni.
Secondo la PNL, nelle relazioni fra persone, fra gruppi, fra popoli, non esistono i detentori esclusivi della verità e della ragione. Tutti gli interlocutori hanno ragione, in relazione alla loro mappa del mondo che ispira i loro pensieri e i loro comportamenti. La relazione è nutriente quando nessuno degli interlocutori si pone l’obiettivo della conquista, di piegare l’altro alla sua particolare visione o mappa. Alla loro relazione si applicano i principi negoziali che mirano a non avere un vincente o un perdente, ma un risultato vantaggioso per tutte le parti.
Una relazione siffatta richiede disponibilità all’ascolto, a comprendere le ragioni dell’altro e ad evitare giudizi su tali ragioni.

Per tornare alle paure, secondo gli insegnamenti della PNL, possiamo ritenere che ogni paura sia l’espressione di una parte di noi che intende prendersi cura di noi in qualche modo.
È plausibile ritenere che la parte che si esprime con la paura abbia un’intenzione protettiva, che ci voglia preservare da qualche pericolo, sulla base di pregresse esperienze o di insegnamenti ricevuti.
È anche possibile ritenere che la buona intenzione (quella di proteggerci) non sia espressa con il comportamento più adatto (fuggire di fronte al nemico potrebbe comportare di essere colpiti alla schiena) o sia in contrasto con altre nostre parti che intendono svolgere la loro funzione protettiva con altri comportamenti (meglio non fidarsi, potresti trovarti nei guai / offri da bere a chi ha sete, se aiuti un essere umano aiuti l’umanità intera e, quindi, anche te stesso che ne fai parte).

La PNL propone di applicare alle parti i principi negoziali che si applicano alle persone, ai gruppi e ai popoli:
– impariamo a interrogare le parti, a far esprimere loro le intenzioni che le animano, a riflettere sui comportamenti mediante i quali vogliono manifestare concretamente le loro intenzioni;
– ringraziamole per questi dati di conoscenza che ci forniscono, diciamo loro che le intenzioni sono apprezzabili, rispettabili, condivisibili (sono sempre protettive per noi, non ci sono nostre parti che ci vogliono male);
– infine chiediamo loro se sono disponibili a sospendere per qualche tempo le loro spinte, a dare spazio ad altri comportamenti. Questo ci sarà modo di recuperare il loro apporto e di dare loro soddisfazione (potrà capitare di trovare l’occasione nella quale è meglio non far entrare in casa chi dice di avere sete, se abbiamo imparato a riconoscere nell’interlocutore l’intenzione malevola e fraudolenta di chi profitta dell’accoglienza per derubare e fare del male).

La negoziazione fra le parti è una procedura apparentemente semplice che fa leva su pochi solidi principi:
1. le nostre parti sono ben intenzionate nei nostri confronti;
2. i comportamenti possono non essere adeguati o condivisibili come le intenzioni;
3. le intenzioni vanno rispettate, i comportamenti possono essere discussi, rinviati, modificati;
4. anche la parte che si tira indietro dovrà trovare dei vantaggi nel farlo.

La negoziazione funziona se applichiamo ad essa gli stessi principi di partecipazione che ispirano la relazione fra persone e che si riassumono nel concetto di rapport (rapporto empatico). L’empatia è la chiave del counselling e della negoziazione. Essa si esprime attraverso il linguaggio e con l’intera partecipazione del corpo.
L’empatia utilizza il linguaggio dell’amore, “la forza più grande che abbiamo per influenzare e trasformare la personalità”. L’amore non è predatorio, non è strumento di conquista.
Gli atteggiamenti negativi continui rendono impossibile l’empatia: “è impossibile capire il nemico finché egli rimane tale”. Nel film Le due vie del destino, con Colin Firth, la pace interiore torna dopo che il nemico ha smesso di essere tale.
Se applichiamo la suddetta procedura negoziale alle paure, non ci proporremo l’obiettivo di cancellarle, ma le terremo in vita in maniera che possano agire utilmente quando di esse ci sarà bisogno. Continueremo a essere persone che potranno permettersi di avere paura o di non averla fondando l’una dimensione o l’altra su valutazioni che faremo caso per caso.
Anche la paura può divenire una scelta se ci permette di affrontare le situazioni con responsabilità.
In questo modo, la paura non ostacola il nostro essere liberi di fare o non fare.

Potremmo concludere che sia utile essere liberi dalle paure ma che sia altrettanto utile essere liberi di avere paura.

Solo chi è veramente libero potrà scegliere quale dimensione scegliere di volta in volta.

Fonti
1. S. Agostino, Le Confessioni, Oscar Mondadori
2. R. Bandler, J. Grinder, La struttura della magia, Astrolabio, Roma, 1981
3. S. Banister, A. Vickens, PNL Essenziale, Alessio Roberti, Urgnano (BG), 2012
4. Zygmunt Bauman, Retrotopia, Laterza, Bari-Roma, 2017
5. C.M. Charles, Gestire la classe, LAS, Roma, 1992
6. Cesare De Silvestri, I fondamenti della terapia razionale e motiva, Astrolabio, Roma, 1981
7. Albert Ellis, Autoterapia razionale emotiva, Erickon, Trento, 1993
8. Epitteto, Manuale, Garzanti, Milano, 1990
9. James Hillman, Il potere, Rizzoli, Milano, 2002
10. Rollo May, L’arte del counseling, Astrolabio, Roma, 1991
11. Carl Rogers, La terapia centrata sul cliente, Martinelli & C., Firenze, 1994
12. Mauro Scardovelli, Feedback e cambiamento, Borla, Roma, 1998

Armando Luisi, Ex Dirigente scolastico, Gestalt Counsellor e Formatore Professionale, Master Trainer PNL. Ha svolto per dodici anni attività di ricerca e formazione presso l’IRRSAE (poi IRRE) dell’Emilia Romagna.